L’indignazione e il senso critico si spengono quando si ha paura di venire giudicati.
Non c’è anestetico del pensiero più potente dell’insicurezza.
Di fronte a qualcuno (stampa, televisione, pensiero comune) che sostiene con forza una qualsiasi idea, ci si abitua a non opporsi nemmeno quando si è certi che sia sbagliata. La paura di essere giudicati, etichettati, di non saperne abbastanza per poterne parlare, non spinge ad informarsi per trovare le ragioni del proprio dissenso. Normalmente ci si accomoda in fila alle idee e alle frasi più comuni al riguardo.
Schierarsi non va più tanto di moda soprattuto quando si parla di affari che in fondo non cambiano la vita di tutti i giorni. Ancor meno di moda è l’avere idee proprie, e porsi problemi che non sembrino i problemi del giorno.
Ma evidentemente il bisogno di avere un’opinione non è ancora stato spento del tutto e a volte ci si offre la possibilità di esprimersi su alcuni argomenti irrilevanti, che la "voce ubiqua" impone alla generale attenzione. Argomenti di cui normalmente non ci importerebbe nulla, su cui non avere un’opinione sarebbe in fondo più che lecito, sono il terreno con cui confrontarsi con il nostro prossimo, nelle chiacchiere al bar, nel commentare una notizia. Sono "le cose di cui si parla" di cui si ignora la fonte e il motivo all’interesse collettivo, come quando qualcuno ci sorprende rivelandoci che "quest’anno va il viola, il verde andava quest’estate", chi glielo ha detto? Perchè? stesso mistero!
In questi casi si ha finalmente l’occasione di schierarsi, spesso il dovere, ma le squadre sono in genere solamente due, i pro o i contro, i destra o i sinistra, i sì o i no, i "è sempre andata così" o i "tanto non cambia nulla". Non c’è possibilità terza ma soprattutto non c’è possibilità propria, nel senso che o si gioca all’interno di una squadra oppure si è completamente fuori dal gioco.
Di tutto questo l’insicurezza, la comoda ignoranza, l’ottundimento indotto ne sono le cause e ne diventano le conseguenze, autoalimentandosi costantemente.
Un mio amico di Livorno mi ha detto un giorno:
popolo che dorme ‘un piglia pesci ma lo piglia ‘n culo.